Attivo 24/24h +39 339.585.68.22

PANE E FOCACCE PUGLIESI – il Passato illustre

I PIÙ ANTICHI RESTI ARCHEOLOGICI DI “PANE” E PRODOTTI AFFINI NEL MEDITERRANEO ED IN EUROPA

Alimento universale per eccellenza, il pane, nelle sue numerose forme (pani, focacce, schiacciate, etc..), è stato nella storia dell’uomo una delle principali fonti di sussistenza per le popolazioni antiche. Cibo apparentemente semplice, esso è stato ed è ancora espressione di universi culturali, sociali e simbolici complessi, probabilmente più di ogni altro nutrimento

In verità, il pane costituisce uno dei prodotti cerealicoli più elaborati e raffinati, essendo il risultato di una serie di operazioni che prevedono l’impiego di tecnologie specifiche per la sua realizzazione, come la produzione di farine, tempi più o meno lunghi per garantirne la lievitazione, nonché la costruzione di forni adatti alla sua cottura. Il pane ha costituito anche una riserva di cibo molto utile in tempi di carestia: esso può essere essiccato, conservato e riutilizzato.

Al di la delle numerose fonti storiche ed etnografiche disponibili per il Mediterraneo e per l’Europa, i ritrovamenti archeologici di pani (e prodotti affini), recuperati già alla fine del XIX secolo, agli albori cioè dell’archeologia moderna, sono piuttosto rari. Tra i primi ritrovamenti, il più noto è sicuramente quello relativo ai pani carbonizzati raccolti da Keller nei villaggi preistorici attorno ai laghi svizzeri3 ; ed esso seguirono quelli ben più numerosi delle sepolture a cremazione di Birka, sull’isola di Björkö (Svezia), di epoca medievale4 . Benché abbiano avuto maggiore risonanza, i famosi pani egiziani conservati per essiccamento nelle sepolture dell’antico Egitto, furono scoperti solo in seguito: occasionali sono i riferimenti nei report di scavo dell’epoca, come ad esempio quello di Petrie in relazione allo scavo di Qurneh5 . Per quel che riguarda l’attribuzione cronologica dei ritrovamenti, ed al contrario di quel che si supponeva, gli impasti lievitati provenienti dai siti europei sono molto antichi e le prime attestazioni risalgono al IV millennio a.C., come ad esempio i resti provenienti dal sito di Twann (Lago di Biel, Svizzera) datato a ca. 3.900-3.500 BC, e quelli provenienti dal sito di Montmirail, datato al 3.719-3.699 a.C.

focaccia pigliese

Antico e Moderno

MODALITÀ DI CONSERVAZIONE E APPROCCI ANALITICI

Dal punto di vista archeologico il pane, in quanto composto organico, può conservarsi nei depositi archeologici solo in particolari condizioni e ciò lo ha reso sicuramente tra i resti archeologici meno comuni, e per questo di eccezionale valore.

In genere esso si conserva perché carbonizzato (dunque privo di quegli elementi che attraggono gli agenti decompositori); la combustione può essere accidentale, per esempio durante un errore del processo di cottura, oppure volontaria, connessa a pratiche rituali o religiose. Anche eventi catastrofici possono contribuire alla conservazione di simili resti, è il caso ad esempio dei pani rinvenuti negli scavi di Pompei e di Ercolano.

roca vecchia

Antico e Moderno 2

L’IMPORTANZA DEI CONTESTI DI RITROVAMENTO

Il contesto archeologico di provenienza gioca un ruolo importante nell’interpretazione dei resti di pane, soprattutto quando la ricerca è orientata anche alla ricostruzione del valore socio-culturale, oltre che economico, che questo prodotto alimentare ha rivestito nelle società antiche.

In effetti, il pane prodotto per esigenze alimentari più o meno quotidianamente, era destinato all’uomo e, dunque, consumato; solo eventi accidentali avrebbero potuto permetterne la conservazione (è il caso ad esempio dei resti di Pompei ed Ercolano).

Al contrario i ritrovamenti di pani e prodotti affini, risultano essere molto più frequenti nei contesti rituali, funerari e cultuali; pur non essendo prodotti quotidiani (perché legati ad eventi specifici della vita sociale) la loro conservazione dal punto di vista archeologico è garantita da processi “tafonomici”( n.d.r. Tafonomia: scienza che studia le modalità della formazione di un fossile)  peculiari a cui essi sono soggetti. Offerti al defunto o alla divinità, pani, focacce, etc. sono spesso connessi a forme rituali che prevedono l’utilizzo del fuoco (pratiche di incinerazione, offerte tramite la combustione); la loro deposizione avviene in luoghi protetti come tombe e sepolture, oppure in appositi spazi cultuali (fosse votive, eschara).

taralli carbonizzati salento
Fossili ritrovati a Roca Vecchia – simili agli odierni TARALLI

I RITROVAMENTI PIÙ ANTICHI NEL SALENTO

Il pane conico di Roca. Attualmente l’attestazioni più antica di resti di pane per l’area del Salento, e più in generale per la Puglia, risale al II millennio a.C. e proviene dai livelli del Bronzo Recente (XII sec. a.C.) del sito di Roca (Melendugno-Le), insediamento fortificato che sorse lungo la costa adriatica del Salento durante la media età del Bronzo.

Il sito è caratterizzato da diverse fasi di vita e, oltre agli aspetti di monumentalità che lo rendono quasi unico, particolarmente importanti sono i contesti di carattere culturale/cerimoniale connessi a ricche e variegate testimonianze di contatti con il mediterraneo orientale nel corso dell’età del Bronzo. Sono proprio questi aspetti che, sottolineando la centralità del ruolo politico di Roca nell’amministrare i rapporti con il mondo egeo, evidenziano fenomeni di ibridazione culturale, anche di carattere religioso, con elementi propri dell’ambiente minoico-miceneo.

Si tratterebbe cioè di un prodotto elaborato, ottenuto dalla lavorazione di cereali, macinati fino ad essere ridotti in farina e miscelati ad un liquido, e che probabilmente ha subito processi di fermentazione; una sorta di “pane” la cui forma appare molto singolare. La forma “conica” dell’impasto rinvia soprattutto all’Egitto dove, in un ampio arco di tempo incluso tra III e I millennio a.C., sono documentati da stampi entro cui venivano modellati, chiamati appunto bread moulds, da riproduzioni in terracotta25, dal segno geroglifico (bread-cone, conical loaf), cui viene attribuito il significato di «donare, presentare», oltre che da numerose testimonianze nelle arti figurative, anche in scene di offerte e sacrifici. Non è da escludere dunque che la forma stessa dell’antico pane di Roca non sia casuale, confermando in tal senso il valore cultuale del contesto archeologico di rinvenimento.

Le focaccine ed i taralli di Monte Papalucio. Le principali e più copiose evidenze archeologiche di prodotti affini al pane in area salentina, sono costituite dai resti combusti provenienti dal sito di Monte Papalucio (Oria-BR), un’area santuariale posta su un piccolo rilievo dell’odierna città e dedicata al culto delle divinità greche Demetra e Kore. Il luogo di culto, indagato archeologicamente sin dalla fine degli anni settanta, si sviluppa su un sistema di terrazzi posti ai piedi di una grotta. La costruzione del Santuario risale all’epoca arcaica (VI-V sec. a.C.) e coincide con periodo di profonda trasformazione insediativa della Messapia; la frequentazione, dopo un periodo di interruzione, riprende nella fase ellenistica (IV- III sec. a.C.), quando si assiste ad una crescita del luogo di culto attraverso una serie di opere di ristrutturazione del complesso cultuale e la realizzazione di nuovi ambienti.

La presenza di mortai e macine litiche ed il rinvenimento di frammenti di grandi contenitori per derrate, fanno ipotizzare che i pasti fossero preparati e consumati nel Santuario e che una parte dei doni vegetali venisse immagazzinata all’interno del luogo di culto. Nei depositi votivi infatti sono abbondantissimi i resti di frutti e semi (varie specie di grano e orzo, diversi legumi tra cui il favino, la vite, i datteri, i fichi, i melograni, etc..), ma ciò che rende l’assemblaggio archeobotanico un unicum nel Mediterraneo antico, è costituito dall’incredibili ricchezza di resti carbonizzati di focaccine di varie forme.

L’aspetto più interessante di questi ritrovamenti, come già sottolineato dalla Ciaraldi, è costituito dalla loro quasi perfetta sovrapposizione, perlomeno formale, con i dolcini raffigurati nelle terracotte votive dei likna rinvenuti nel Santuario di Demetra e Kore a Corinto (VI-II sec. a.C.).

Esulano da questo confronto immediato con le raffigurazioni nei likna alcuni dei resti di Oria, che invece trovano un affascinante quanto incredibile parallelo con uno dei prodotti da forno più tipici della tradizione pugliese, i cosidetti “tarallini” . Si tratta appunto di cakes dalla particolare forma ad anello, con un diametro massimo di circa 2 cm e che, secondo Ciaraldi, potrebbero essere la rappresentazione stilizzata del serpente, animale associato ai riti tesmoforici

I “tarallini” di Oria offrono un esempio interessante di una lunga tradizione alimentare che affonda le proprie radici in tempi molto antichi. In un lungo lasso di tempo questo prodotto, in qualche modo assimilabile al pane (con il quale condivide gli ingredienti di base), si è riempito di significati sociali e culturali diversi rispetto al contesto di sacralità originario (dove pure era legato al cibo ed ai pasti, anche se con valenza rituale), rappresentando oggi uno dei principali simboli di convivialità, ospitalità e condivisione amichevole; “tarallucci e vino” per essere precisi.

Posizione:
Alberobello ( Bari )

WhatApp:
Telefonaci

Lascia un commento

Nota: i commenti sul sito Web riflettono le opinioni dei loro autori e non necessariamente le opinioni del portale Internet bookyourtravel. Si prega di astenersi da insulti, parolacce ed espressioni volgari. Ci riserviamo il diritto di eliminare qualsiasi commento senza preavviso o spiegazioni.

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono firmati con *

it_ITItalian