D ie t e t ic a e c u c in a n e l
R e g im e n S a n ita tis d i M a in o d e ’ M a in e r i
Il Regimen Sanitatis di Maino de’ Maineri risale agli inizi del XIV secolo e rientra nell’ambito di una trattatistica tardo-medievale, erede della tradizione greco-latina e araba, orientata al mantenimento della salute. In essa prescrizioni di igiene e norme dietetiche, oltre a fornire istruzioni di carattere pratico, rispondono a una idea di “giusta misura” connessa alla natura degli alimenti e alla loro funzione nutritiva.
I principi su cui poggia la dietetica medievale risultano già definiti nella teoria dei quattro umori elaborata da Ippocrate di Cos sul finire del V secolo a.C. e sistematizzata da Galeno di Pergamo nel II secolo d.C.1 Galeno aggiunge alla teoria ippocratica il concetto di “temperamento” ed elabora le categorie di “res naturales” e “res non naturales”,divenute in seguito la strutturazione canonica dei regimina sanitatis medievali.
In base a tale canonizzazione, “res naturales” sono i costituenti senza cui l’organismo non può sussistere, ovvero i “quattro elementi” (aria, acqua, fuoco, terra), le qualità o coppie oppositive caldo/freddo, secco/um ido, i quattro “umori” flegma, bile gialla, bile nera, sangue, le parti, le facoltà, le operazioni, gli “spiriti”. Le “res non naturales” sono quei fattori esterni che influenzano l’equilibrio umorale dell’organismo, favorendo o allontanando le aggressioni delle malattie (“cose contro natura”) a seconda delle circostanze e di altre variabili soggettive quali l’età, la professione, il “temperamento”, il sesso.
Le “res non naturales” riguardano essenzialmente sei ambiti: aer (aria/ ambiente); cibus et potus (alimenti / bevande); motus et quies (esercizio / riposo); somnus et vigilia (sonno / veglia); repletio et evacuatio (espulsione o ritenzione degli “umori”); accidentes animae (affezioni dell’animo, passioni, o stati psicologici). A proposito del binomio cibus et potus (come per le altre “res non naturales”), vale uno dei principi-cardine del sapere medico antico e in seguito medievale, ossia il concetto di equilibrio fra le qualità opposte degli elementi.
Le ricette del Regimen di Maino de’ Maineri riflettono tale concetto nell’idea di una “corretta mescolanza” delle proprietà dei singoli cibi, in relazione agli “umori”, ai “temperamenti” dell’uomo, nonché alle stagioni e agli elementi cosmici. Si tratta di un sistema di equilibri che investe sia l’ambito medicinale che quello culinario; si è parlato in questo senso di “cuoco galenico” e di “cucina dietetica
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Vita e opere di un medico al servizio dei potenti
Maino de’ Maineri (detto anche Magnino) nasce a Milano da Giacomo de’ Maineri probabilmente fra il 1290 e il 1295; dotto, uomo di corte, cavaliere, medico e astrologo, proviene da una famiglia nobile che prende parte alla vita milanese all’epoca della lotta fra i Comuni e l’Impero (XII secolo). Da un Maynero deriva il ramo della famiglia che abita a Mozzate sul Comasco (il “ceppo vecchio” da cui proviene Mayno), ricca di feudi e di possessi allodiali, oltre che nel Comasco, in Piemonte e nel Lodigiano. Magnino trascorre la sua giovinezza a Milano sotto la signoria di Guido Torriani, da cui i Maineri ricevono benevolenza e protezione. Nel 1326 è professore della Facoltà di Medicina a Parigi. Suo protettore e signore è il nobile fiorentino Andrea Ghini de Malpighi, al seguito del quale il medico milanese si reca in Francia. Cinque anni più tardi (1331), pur sposato, Magnino ottiene da papa Giovanni XXII il permesso di continuare a insegnare presso la scuola di medicina di Parigi, nonostante il celibato fosse imposto di regola a tutti i membri della Facoltà. Successivamente, segue il prelato fiorentino a Tournai (1334-1342); in questo periodo, forse, è ancora titolare dell’insegnamento di medicina presso la facoltà parigina. Nel 1346 Magnino si trova a Milano, registrato come medico e astronomo dei Visconti; l’anno seguente accompagna Isabella Fieschi, moglie di Luchino Visconti (signore della città), in viaggio a Venezia. È ancora vivo nel 1364; muore probabilmente non molti anni dopo.
Un cuoco … uno scienziato
Al di là delle scarse notizie biografiche, sono soprattutto le opere di Maino de’ Maineri che rendono testimonianza della sua attività di medico e intellettuale a Milano e a Parigi. Esse riguardano ambiti diversificati della scienza: medicina, dietetica, astronomia.
Lo scritto più noto è il Regimen Sanitatis, un manuale di consigli pratici per condurre una vita sana dedicato al già citato Andrea Ghini de Malpighi, vescovo di Arras dal 1331 al 1333 (gli stessi anni, probabilmente, di composizione del trattato). Il Regimen conosce nei secoli successivi una notevole diffusione, a testimonianza di un genere di trattatistica divenuta in età tardomedievale e moderna ormai di largo consumo; in particolar modo, è l’arte tipografica a favorirne l’ampia circolazione e a diffondere la fama dell’autore.
Numerose sono le edizioni del Regimen risalenti alla fine del XV secolo e agli inizi del XVI che riportano il nome di Magnino al principio e alla fine dell’opera. La prima di cui si ha conoscenza è stampata a Lovanio nel 1482; una seconda, sempre a Lovanio nel 1486. Seguono altre edizioni: una pubblicata a Basilea nel 1493, un’altra a Parigi nel 1498. Ancora, si conoscono pubblicazioni risalenti agli inizi del XVI secolo: una a Basilea e una a Strasburgo nel 1503; un’altra realizzata a Lione nel 1517, seguita da due ulteriori nel 1520 e nel 1532 sempre nella stessa città; infine, un’edizione prodotta a Basilea nel 1590. In tali stampe il nome dell’autore è accompagnato da epiteti di elogio, come “Medico espertissimo”, oppure “Medico famosissimo”
Esiste tuttavia una edizione del trattato che ha procurato a Magnino una pesante accusa di plagio. Si tratta della versione del Regimen apparsa nelle Opere di Arnaldo da Villanova, medico spagnolo vissuto nella seconda metà del XIII secolo e all’inizio del XIV, pubblicate a Lione nel 1504 a cura del genovese Tommaso Murchi. Il frontespizio di tale versione reca la scritta: Incipit liber de regimine sanitatis Arnaldi de villanova quem Magninus mediolanensis sibi appropriavit addendo et immutando nonnulla. Probabilmente, secondo Pio Rajna, fu lo stesso Murchi a lanciare l’accusa, che rimase nelle edizioni successive senza però il nome dell’accusatore. Di qui il generarsi di due tradizioni distinte, una che attribuisce l’opera a Magnino, l’altra che la ritiene di Arnaldo di Villanova. Secondo Rajna l’edizione lionese del 1504, più breve della versione manoscritta del Regimen in suo possesso, è forse una redazione realizzata da un medico che aveva trascritto per uso personale parti dell’opera di Magnino. Parecchi studi sono, ancora, in corso per stimarne il plagio o meno.
“Ricette anti Epidemia ”
Miniatura di una ricetta del 1200
Nel 1360 Magnino redige inoltre il Libellus de preservatone ab epydemia, probabilmente in conseguenza della peste del 1348; ancora, il Liber medicinalis octo tractatuum risale agli anni in cui l’autore era al servizio dei Visconti (dopo il 1346). Oltre all’interesse medico Magnino coltiva altri ambiti della scienza, quali l’astrologia e la chiromanzia. Ne sono una testimonianza il Theorica corporum celestium (1358), il Livre de cyromancie (pervenutoci in francese), un’opera di filosofia, il De intentionibus secundis (scritto negli anni 1329-30), e un trattato di morale, il Contemptus sublimitatis.
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