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organo portativo

Dall’Hydraulis dei Greci all’Organo portativo del Medioevo

In senso lato potremmo affermare che, allorquando nacquero, gli strumenti musicali dell’antichità occidentale erano tutti onomasticamente degli órgana, ma mentre ognuno di essi assunse poi un nome più specifico, la generica definizione di organum ha finito per identificare un unico e complesso strumento, costituito almeno dalle seguenti componenti: a) apparato fonico (serie di canne); b) alimentatore d’aria (mantice); c) serbatoio d’aria (somiere); d) tastiera; e) cassa.

Abbiamo già parlato in un precendete articolo, che trovi qui, della genesi dell’Organo a canne. vero e proprio strumento di propaganda non solo di supremazia nelle arti ma, anche, nel settore tecnologico prima Egiziano e, poi, Romano.

Lo spostamento del centro politico dell’impero, da Roma a Costantinopoli (IV sec.), fece scomparire dall’occidente lo strumento il quale riapparve in età carolingia (dapprima con Pipino il Breve e poi con Carlo Magno) e, da quel momento in poi, fu annoverato tra gli strumenti del Medioevo sino a raggiungere una posizione di primo rango nelle funzioni liturgiche (Guillaume de Machaut lo definì “re degli strumenti”) della chiesa cristiana.
Riguardo alle particolarità costruttive dell’organo medievale abbiamo notizie da un trattato di organologia di Henri Arnault di Zwolle, redatto nel 1440 e conservato nella Biblioteca Nazionale di Parigi. Sappiamo inoltre dell’esistenza di organi di palazzo, come di organi di chiesa ed ancora di organi di grandi dimensioni (quello della chiesa di S. Pietro a Winchester, intorno al 950, disponeva di ben quattrocento canne), ma soprattutto di organi di piccole dimensioni denominati organi portativi.

Con la definizione di organo portativo intendiamo pertanto riferirci a degli strumenti, di dimensioni ridottissime, composti da una cassetta rettangolare nella quale erano alloggiate canne di differente altezza, in singola o doppia fila; tale cassetta poteva essere portata a tracolla oppure poteva essere appoggiata sulle ginocchia del suonatore seduto il quale, con la mano sinistra, azionava un mantice a cuneo posto sul retro della cassetta medesima e, con la mano destra, poteva agire su una minuscola tastiera.
L’estrema manegevolezza fece sì che questo strumento avesse un largo impiego nella pratica musicale del Medioevo in quanto consentiva non soltanto l’esecuzione di melodie, ma la realizzazione contemporanea di un bordone, come pedale fisso di una singola nota, oppure un accompagnamento del canto (o di altro strumento melodico) con degli accordi (in genere di due sole note).
Dal punto di vista costruttivo, possiamo dire che l’organo portativo medievale non era eccessivamente esteso in quanto, a quel tempo, ci si riferiva ai “Modi dell’Octoechos”

Per restare in tema, occorrerà precisare che la tastiera medievale non era come quella che siamo soliti considerare sugli strumenti che conosciamo (organo, clavicembalo e pianoforte) e che risale al Rinascimento. Nel Medioevo, quelli che noi oggi chiamiamo tasti, in un primo tempo, erano delle vere e proprie leve, successivamente una sorta di bottoni oppure dei piccoli parallelepipedi di legno incollati su bastoncini (detti pironi) che agivano premendo direttamente sui ventilabri.

La realizzazione delle canne avveniva con vari materiali durevoli (piombo, rame, legno), ma anche con materiali facilmente deperibili (tela inamidata o cartone incollato). Non sappiamo poi se esse fossero tutte aperte oppure, specie quelle di legno, tappate e per la loro accordatura, assecondando la teoria dell’epoca, ci si riferiva senz’altro a quella pitagorica.
Un’altra considerazione che ricaviamo dall’osservazione dell’iconografia musicale riguarda immagini dell’organetto medievale associato al “concerto di campanelli” (Rota tintinnabulis). Questo fatto ci porterebbe ad individuare un ulteriore, probabile impiego dello strumento così concepito: il suonatore (organedus) eseguiva la melodia con il concerto di campanelli, effettuandone l’accompagnamento con l’organetto.

Non potremmo concludere questa nostra panoramica senza aver detto che l’organo portativo venne chiamato anche con l’appellativo di “ninfale” (a Venezia “rigabello” “torsello”) e che trovò la sua più ampia diffusione al tempo dell’Ars nova.
Massimo esponente dell’arte organistica, nel Trecento italiano, fu Francesco Landini (1325 – ca. 1397) soprannominato “il cieco degli organi” “Francesco dell’organetto”. Nelle immagini che lo riguardano, Landini viene appunto raffigurato nell’atto di suonare il suo inseparabile portativo tanto nel Codice Squarcialupi, quanto sulla lastra tombale nella Chiesa di San Lorenzo a Firenze.

Scien

Organo portativo (focus)

L’organo portativo, chiamato anche organetto, è un organo di piccole dimensioni, anche se strutturalmente analogo agli strumenti più grandi. Ebbe la sua massima diffusione nei secoli XIII-XV in Europa, dove veniva impiegato nella musica polifonica, per eseguire (da solo o insieme alle voci) le parti acute (superius).

za ed Alimentazione

Come dice il nome, si tratta di uno strumento trasportabile che può essere suonato senza bisogno di un appoggio stabile, a differenza dell’organo positivo: l’iconografia suggerisce che fosse in genere appoggiato al ginocchio sinistro. L’organo portativo non viene suonato con tutte e due le mani, ma con una sola, la destra, mentre la sinistra si occupa dell’azionamento del mantice. Il somiere porta un numero variabile di canne (in genere circa due ottave) disposte su più file; talvolta ha una o due canne più grandi che vengono usate come bordone. Le fonti iconografiche più antiche mostrano spesso tasti con la forma di bottoni; talora non erano presenti tutte le note della scala cromatica. Lo strumento ha in genere una sola canna per nota, quindi sono assenti i registri. Le canne possono essere di stagno, piombo o lega metallica, di legno o anche di cartone.

Diversamente dagli organi più grandi, nei quali la pressione dell’aria è mantenuta costante da un peso (in genere un blocco di pietra) posto sulla tavola del mantice, e chi aziona il mantice ha solo il compito di sollevarlo quando esso sta per svuotarsi, nell’organo portativo il mantice non ha un peso sulla tavola: lo stesso mantice è in genere posto verticalmente, ed è il suonatore che determina con la mano sinistra la pressione dell’aria. Ciò permette piccole variazioni di intensità sonora a fini espressivi (compatibilmente con gli effetti della variazione di pressione sull’intonazione delle canne), come si potrebbero ottenere in uno strumento a fiato. Diversi erano i compositori che venivano raffigurati mentre suonavano questo tipo di strumento, come ad esempio Francesco Landini (che alcune fonti dell’epoca considerano l’iniziatore della pratica di accompagnare la voce con l’organo) e Guillaume Dufay. Inoltre l’organo portatile (altro termine con cui veniva chiamato in Italia) compare spesso nei dipinti italiani e fiamminghi del XV secolo, dove comparivano, ad esempio, nei cori d’angeli. Anche le raffigurazioni allegoriche della Musica (come arte liberale) presentano spesso un organo portativo.

ORGANO PORTATIVO, rarità nella rarità.

Data la scarsità degli esemplari supersiti all'epoca medievale, lo studio digradante gli strumenti si basa quasi esclusivamente sulle iconografie e sulle citazioni che appaiono nei vari manoscritti a noi pervenuti.
L'organo si presenta munito di una tastiera collegata a della canne dalle quali esce il suono.
Fondamentalmente era portativo, vale a dire che si poteva trasportare facilmente, di piccole dimensioni e con una estensione di 21 suoni, derivanti dal fatto che doveva essere in grado di poter eseguire tutti i modi ecclesiastici.
Sappiamo che uno dei primi organi in Italia fu costruito su ordine di Gottifredo, vescovo di Brescia, figlio del conte Attone, marito di Ildegarda, sposatisi nella rocca di Canossa (Alberto Miliolo, scriba publicus della città di Reggio dal 1265 al 1273, notizia che si trova nel suo "liber de temporibus et aetatibus")

L’organo portativo veniva suonato dal musicista con una mano, mentre l’altra azionava il mantice, affinché uscisse il suono dalle canne.
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