La storiografia sui cavalieri teutonici, sin dall’Ottocento, è stata fortemente condizionata dal fatto che essi fondarono sulle rive del Mar Baltico un proprio Stato dell’Ordine (in tedesco Ordensstuat) dal quale, dopo la sua secolarizzazione in seguito alla Riforma protestante, nacque il ducato, poi regno, di Prussia.
I rapporti conflittuali con la Polonia e una strumentalizzazione e ideologizzazione della storia medievale dei cavalieri teutonici hanno dato adito a polemiche tra studiosi tedeschi e polacchi, i quali, soltanto da alcuni decenni, hanno avviato un dibattito più sereno.
Il ruolo dell’Ordine Teutonico fu valutato dalla storiografia tedesca in modo positivo: si mise in risalto la cristianizzazione del Baltico messa in atto dall’Ordine e l’efficiente struttura amministrativa realizzata dallo stesso Ordine. Da parte della storiografìa polacca, invece, i cavalieri teutonici furono considerati feroci oppressori delle popolazioni slave e baltiche, una vera e propria potenza coloniale.
Le ricerche svolte dagli studiosi, sia da parte tedesca sia da parte polacca, furono prevalentemente incentrate sulla storia dei Teutonici nel Baltico, mentre fu relativamente trascurata la storia degli insediamenti teutonici in Germania e nel Mediterraneo.
Si poteva avere così l’impressione che la vicenda dell’Ordine Teutonico fosse sin dalle origini destinata a finire con la realizzazione di uno Stato coloniale, ai confini tra il mondo germanico e quello slavo. In quest’ottica l’espansione della Prussia moderna verso Est, a spese della Polonia, poteva essere considerata una continuazione della politica dei cavalieri teutonici e le atrocità commesse dal regime nazista nell Est come una conseguenza quasi inevitabile di secoli di aggressione tedesca ver so i! mondo slavo. Alla formazione di questa impressione contribuì la strumentalizzazione della storia e dei simboli dei cavalieri teutonici adoperata dal nazional’smo prussiano di fine Ottocento e dal nazismo nel secolo XX Ma da pane prussiana e tedesca l’Ordine Teutonico non era stato sempre visto positivamente. Nel Sei- e Settecento l’Ordine fu considerato un prodotto negativo di un epoca negativa, cioè del Medioevo.
I prussiani preferirono non richiamarsi all’eredità dei Teutonici, perché avevano piena consapevolezza del fatto che l’Ordine Teutonico, che continuava a esistere al di fuori della Prussia, considerava illegittima l’incorporazione dei territori prussiani dell’Ordine nel ducato di Brandeburgo-Prussia. avvenuta nel 1525. Allora il gran maestro Alberto di Brandeburgo si era convertito al protestantesimo, trasformando il territorio prussiano dell’Ordine nel ducato di Prussia. Da qui si comprende perché Federico III, margravio di Brandeburgo e duca di Prussia, quando si proclamò nel 1701 re di Prussia, non fece nessun riferimento all’Órdine Teutonico. Nel Settecento poi, sotto l’influsso dell’Illuminismo che in Prussia era molto forte, dominava una visione negativa del passato medioevale.
Ciò cambiò soltanto verso l’inizio dell’Ottocento, in seguito alla guerra di liberazione dal dominio di Napoleone con la nascita di un nuovo spirito patriottico tedesco. Allora il Medioevo fu considerato l’epoca d’oro della Germania.
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La croce nera dello stemma teutonico, nel 1813, fu usata come modello per la croce di ferro, un’onorificenza inventata per i soldati prussiani della guerra di liberazione contro Napoleone, ma che rimase poi in uso anche durante la prima e la seconda guerra mondiale, suggerendo così, sul piano simbolico, una continuità tra i Teutonici, la Prussia e Hitler. (E ciò anche perché i castelli dell’Ordine furono usati come centri di formazione dell’élite nazista.) Da parte prussiana, nella seconda metà dell’Ottocento, il nazionalismo divenne aggressivo, antislavo; e in questo contesto cominciò la strumentalizzazione della storia dell’Ordine Teutonico per giustificare il “Drang nach Osten”, l’espansione germanica verso Est.
Da parte polacca invece fu rivendicata la lotta contro l’Ordine Teutonico, che fu visto come un antenato di quello Stato prussiano-tedesco, in cui, dopo la creazione dell’Impero nel 1870/71 (il secondo Reich), era stata inglobata la Polonia occidentale. Proprio qui, nel territorio dell’antico granducato di Posna la parte culturalmente più sviluppata (a differenza della Polonia orientale inserita nell’Impero russo), si sviluppò un forte nazionalismo polacco La visione negativa dell’Ordine Teutonico da parte polacca si concre-tizzo nel romanzo di Henryk Sienkiewicz (1846-1916), “I crociferi” (1900), dove i Teutonici appaiono dei brutali sadici. Lo stesso scrittore per un suo precedente romanzo storico, il celebre “Quo vadis?”, vinse poi nel 1905 il Premio Nobel per la letteratura.
Non poco condizionata da questa visione negativa è un importante monografia sulla storia dell’Ordine Teutonico in Prussia, pubblicata nel 1971 in lingua italiana. Si tratta dell’opera di un eminente storico polacco, Karol Górski (1903-1988), alla cui scuola nell’Università di Toniti si è formata un’intera generazione di studiosi, tra cui Zenon Hubert Nowak il testo originale del libro, redatto in francese, non è stato mai pubblicato, mentre nel 1977 è uscita una versione polacca. La risonanza che ebbe questa monografìa nella stampa italiana dimostra che alcune affermazioni in essa contenute si prestavano a fraintendimenti e a conclusioni affrettate. Infatti, nella presentazione del libro sul “Corriere della Sera” i cavalieri teutonici erano apostrofati come “I bisnonni di Hitler”, mentre nel sottotitolo dell’articolo si leggeva: “Lo Stato monastico costituito in Prussia da fanatici crociati reduci dalia Terrasanta fu la premessa della bellicosa nazione tedesca”. L’autore dell’articolo, Arturo Lanocita, concluse dalla lettura del libro di Górski che l’Ordine Teutonico “nella Prussia, dove aveva trovato un vuoto di potere, mise assieme le radici e le premesse di quella nazione irta di alabarde e di elmi chiodati che, sotto la dinastia Hohenzollem. e poi sotto quella degli eredi nazisti, terrorizzò e devastò mezzo
Gòrski …
Quali sono le affermazioni di Górski da cui scaturì questa immagine dei cavalieri teutonici come “i bisnonni di Hitler”? L’autore, nell’introduzione, sostenne che lo Stato creato dai Teutonici in Prussia tosse paragonabile a quello fondato dai Gesuiti nel ‘600 in Paraguay. In entrambi i casi si avrebbe il fatto che uomini, i quali hanno rinunziato per principio al mondo, si siano rivolti ad esso di nuovo per fondarvi stati, per lo più con la violenza”. Inoltre. sia in Prussia sia nel Paraguay, rilevò lo storico polacco, “la corporazione monastica dominante era reclutata fuori del paese e costituiva perciò una sorta di casta chiusa nei confronti degli indigeni.
I cavalieri teutonici accolsero solo molto raramente i discendenti di nobili tedeschi insediatisi in Prussia; cosi come l’ordine di Malta era chiuso ai nobili dell’isola, a meno che non fossero nati fuori dei suoi beni, e i gesuiti del Paraguay, esclusivamente europei. non accettavano nemmeno come coadiutori i guarani. I nativi erano ammessi in tutte queste organizzazioni statali soltanto in funzioni subalterne”
Górski spiegò più tardi, rispondendo alle critiche di uno studioso tedesco, Udo Arnold: “ fondamentale senso del mio libro, che è stato il frutto di oltre 40 anni di ricerche e riflessioni, si racchiude nella tesi che l’Ordine Teutonico, come corporazione ecclesiastica consacrata all’ascesi ed alla mistica non ha il diritto di creare uno Stato. Questa tesi proviene ex definilione dall’Ordine Teutonico. L’ideologia di ogni ordine cristiano consiste nella rinuncia ai beni terreni, e fra essi all’esercizio di poteri statali. Risulta questo dal testo evangelico dove si narra della tentazione di Gesù e del suo rifiuto ad assumere poteri sugli Stati (Mat. 4, 8-11). […] Se si vuol fondare uno Stato bisogna assumersi tutte le conseguenze che derivano da questa decisione, persino guerre d’invasione e crimini.
Per Górski. l’Ordine Teutonico è quindi identico allo Stato da lui creato in Prussia. Un giudizio di carattere negativo su questo Stato comporta dunque una identica valutazione dell’Ordine religioso-militare dei Teutonici. Va rilevato, inoltre, che per lo studioso polacco la componente religiosa dell Ordine è irrilevante. Infatti, secondo lui, al momento della fondazione dell Ordine, alla fine del secolo XII, l’idea di crociata sarebbe già stata in declino.
Perciò la nascita dell Ordine Teutonico non sarebbe dovuta “a una persistenza in Germania dell idea di crociata”, ma piuttosto “a calcoli politici, in particolare degli Hohenstaufen in Sicilia, che cercavano di esercitare il loro influsso in Levante ’. Górski contesta quindi in maniera netta una qualsiasi motivazione religiosa nelle origini dell’Ordine: “Se ai primordi dell’Ordine teutonico vi fosse una scintilla d’ispirazione puramente religiosa, sarebbe possibile seguirne lo sviluppo pur nel corso della storia cruenta di quest’ordine religioso, che cercava un paese da conquistare e uno stato da fondare”.
Significativa, per la visione negativa dell’Ordine Teutonico da parte di Górski, è l’immagine oscura che lui traccia del gran maestro Ermanno di Salza (1209-1239), instancabile mediatore tra Federico n e i papi, sotto il quale cominciò l’espansione dell’Ordine Teutonico nell’Europa dell’Est. Per lo storico polacco, Ermanno originario di una famiglia di ministeriales, cioè di cavalieri-servi che avevano conquistato la libertà, sarebbe stato spinto da una irrefrenabile ambizione personale ad ottenere per l’Ordine da lui guidato un territorio in cui costituire uno Stato, che gli avrebbe permesso di diventare principe10. Per lo storico polacco l’opera di Ermanno “fu di uomo politico, e nessuna delle sue azioni più importanti fu propria di un religioso”. “Era senza dubbio un grande uomo colui che moriva a Salerno nel 1239 e veniva sepolto a Barletta nella cappella dell’Ordine. Aveva dato alla Germania una nuova provincia, lanciando il proprio ordine ospitaliere nella scia dell’Impero. Dovendo scegliere fra due nozioni di cristianità, allora in lotta fra loro, l’Impero e il papato, aveva preferito il primo, ossia una concezione decisamente politica, piuttosto che religiosa. La scelta dei mezzi si era mostrata coerente con questa impostazione: aveva raggirato il principe di Masovia. mentre il vescovo di Prussia era stato lasciato in prigionia; non era rifuggito dal ricorrere a falsi documenti. Per un monaco non era poco”.
L’immagine negativa dell’Ordine Teutonico che esce dal libro di Górski va vista nell’ambito della tradizione storiografica polacca, ma l’eco che suscitò in Italia, dove si associò la storia dei Teutonici a quella della Prussia e del Nazismo, fu certamente influenzata da un fattore estraneo all’opera dello storico polacco. Si tratta del film “Alessandro Nevskij” 11 (1938) del regista sovietico Sergej M. Ejzenslejn (Eisenstein) in cui i cavalieri teutonici vengono presentati come i campioni del mondo germanico in contrapposizione al mondo slavo, con chiara allusione alla minaccia della Germania nazista.
Negli anni Settanta del secolo XX si avviò però una lenta e graduale revisione delle posizioni storiografiche contrapposte tra storici tedeschi e polacchi, che erano ancora state ribadite nella reazione che il libro di Górski aveva suscitato in Germania e nella replica dello storico polacco alle critiche da parte tedesca.
Revisione francese
Infatti, da una parte, troviamo testi in cui lo stereotipo negativo dei Teutonici è superato. Per esempio il libro di un autore francese, non specialista della materia, Henry Bogdan. del 1995 (tradotto in italiano nel 1998). in cui si esprime un giudizio positivo sulla storia dell'Ordine: “Come in tutti i gruppi sociali anche tra i cavalieri teutonici ci furono delle pecore nere che dimenticarono i voti che avevano pronunciato, ma, globalmente, la stragrande maggioranza di questa élite della cavalleria tedesca è rimasta fedele, per più di otto secoli, alla missione che era stata fissata dai fondatori dell'Ordine nel XII secolo, sia in Terrasanta e nel mondo baltico, quando difendevano la cristianità occidentale alle prese con i suoi nemici, sia ai nostri giorni, mettendosi al servizio dei poveri e dei diseredati, adempiendo così agli obblighi tradizionali della cavalleria, servitium et aiixilium.
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