L’organo a canne è stato sempre considerato uno strumento relegato nelle Chiese cattoliche per le Chiese cattoliche, in realtà, la dignità e la storia di questo strumento sono molto più profonde ed interessanti.
La sua importanza in campo letterario, archeologico e figurativo, mostra uno strumento con precisi caratteri politici e diplomatici, tali da renderlo immagine sonora del potere imperiale della Antica Roma.
La Storia dell’Organo a canne nella Musica è intrecciata, spesso, con altri argomenti e settori, anche, poco conosciuti.
Scien
Premessa
Dividiamo per convenzione la storia dell’organo in quattro epoche: evo antico fino al 476 d.C. (caduta dell’Impero romano d’occidente); evo medioevale fino al 1492 (scoperta dell’America); evo moderno fino al 1791 (anno della morte di W. A. Mozart); evo contemporaneo fino ad oggi.
za ed Alimentazione
Premettiamo che la delimitazione cronologica di un periodo storico è cosa sempre arbitraria, perché ogni manifestazione di pensiero procede senza confini di tempo. L’inquadramento è legato al filone dell’organo italiano, in quanto dal periodo classico, cioè dal 1500 in poi, l’organo ha assunto varie connotazioni a seconda dei territori su cui sviluppò. Non citiamo i nomi dei protagonisti ma diamo dei lineamenti di pensiero, al fine di sottolineare le dinamiche di vita e di idee che anno alimentato questo singolare aspetto dell’ingegno umano: l’arte organaria. Approfondiremo i periodi a noi vicini, al fine di valorizzare il patrimonio organario della diocesi di Guastalla, in particolare quello dei celebri Serassi.
In questa classificazione, degni di nota, sono : l’Evo Antico e l’Evo Contemporaneo.
Sì, questi due periodi sono interessanti, perchè come non mai la funzione dell’organo a canne è stata, non solo, di strumento musicale ma, anche, di strumento politico e religioso. Tratteremo, in particolare, proprio dell’Evo Contemporaneo.
L’EVO CONTEMPORANEO
Nell’Ottocento si manifesta un nuovo stile detto risorgimentale-romantico, frutto di complesse dinamiche tra cui quelle popolari, melodrammatico-sentimentali, politico-religiose.
a) Gli ideali risorgimentali. Per buona parte del secolo XIX, all’incirca fino al 1870, si verifica una particolare situazione: l’organo, presente ormai anche in piccoli paesi, diventa un mezzo per diffondere gli ideali militari, sociali e politici propri del Risorgimento. Si suonano motivi patriottici. Il noto organista Padre Davide da Bergamo (1791-1863), al secolo Felice Moretti di Zanica, nella Sinfonia col tanto applaudito inno popolare, tratta, non senza un pizzico di ironia, l’Inno dell’Impero austro ungarico: «Dio conservi Ferdinando, salva il nostro Imperator»; lo stesso nelle pagine Le sanguinose giornate di marzo ossia la Rivoluzione di Milano, coinvolge come in sequenze da film. Le idealità risorgimentali, non solo influiscono sulle scelte tematiche dell’organista, ma costringono l’organaro a calarsi nella cultura popolare, a inventare nuove sonorità, a costruire organi sempre più aderenti al gusto patriottico. Tale clima è pienamente comprensibile nell’ampio movimento culturale detto Romanticismo che caratterizza la prima metà del secolo XIX e determina non solo una vera e propria rivoluzione della cultura musicale, ma accelera lo svecchiamento del classicismo formale, tipico del Rinascimento. Ci sono due tipi di Romanticismo: politico ed intimistico. In quello politico si affermano i valori di nazione, arte, religiosità e cultura popolare; nell’intimistico si affermano i valori del soggettivismo, del conflitto tra l’io e il mondo. Da noi prevale quello politico.
b) Popolarità e modernità dell’arte organaria Occorre puntualizzare tre concetti fondamentali dell’arte romantica che caratterizzano l’arte organaria: spontaneità, popolarità, nazionalità. In base alla spontaneità, forma e contenuto di ogni creazione artistica nascono insieme in modo naturale e non si possono distinguere separatamente. Per popolarità l’opera artistica deve essere rivolta al popolo e non rimanere chiusa nei ristretti ambienti accademici. Quanto, infine, alla nazionalità occorre che l’arte esprima gli interessi e le passioni delle nascenti nazioni europee in particolare quella italiana. L’arte organaria fa propri questi temi e li esprime al meglio: l’organo diventa strumento di espressione del quotidiano, del vissuto; in questa dimensione il popolo non è solo il riferimento per eccellenza a cui attingere ispirazione, ma il destinatario con cui confrontarsi, a cui rivolgere il messaggio artistico. Il costruttore di organi si fa interprete di queste aspirazioni che traduce in mirabili macchine. Si narra, ad esempio, che a Piacenza il citato organista Padre Davide, famoso per le Pastorali natalizie, faceva suonare per ore gli zampognari degli Appennini e per imitarne i suoni nasali metteva della stoppa nelle canne dell’organo. Dunque il suonare le cantilene degli zampognari, le Marziali delle bande, i Preludi, le Arie, le Sinfonie delle opere, è indice non solo di modernità ma di coscienza civile, di impegno sociale. Nessun oggetto d’arte è così presente e vivo nel quotidiano come l’organo perché calandosi nell’ambiente popolare ne assume i linguaggi. Indubbiamente ci sono degli eccessi: come il precetto della spontaneità produce esuberanza del sentimento e del fantastico, così quello della popolarità produce sovente sovrabbondanza di superficialità. Facendo un raffronto con il linguaggio classico dei secoli precedenti possiamo dire, in linea di massima, che: nel Seicento le voci dell’organo scendevano sull’uditorio con un linguaggio colto, creando suggestioni di ammirazione; nell’Ottocento, invece, si confrontano con il quotidiano. Questa benefica osmosi tra arte e quotidianità termina a fine secolo allorché i nuovi linguaggi ritornano ad essere forme accademiche, staccate dal popolare.
c) Il religioso nella musica d’organo Viene spontaneo chiedersi quale fosse il rapporto tra l’organo, macchina straordinariamente ricca di suoni e di meccanismi, tanto da essere chiamata orchestra, e la sua destinazione liturgica. Ecco alcune considerazioni. Il secolo diciannovesimo è dedicato allo splendore del melodramma; non c’è da meravigliarsi se le manifestazioni di culto, rivolte a Dio e ai Santi, siano sentite in modo tanto marziale e popolare secondo lo stile melodrammatico. Dalle musiche organistiche emergono i tratti più caratteristici della religiosità del tempo quali: la speranza, l’aperta fiducia nella Provvidenza, l’adesione al piano di Dio, la libertà d’azione, la sentimentale partecipazione, la gioia chiassosa di retaggio barocco; quelle musiche, dunque, sono un bell’esempio di libertà di espressione del culto, grande intelligenza storica del cattolicesimo. In tale contesto, quale forma musicale si addice meglio per la liturgia se non il melodramma, che è azione scenica rappresentata, amplificata ed emotiva? La musica liturgica è sempre più elaborata di orchestrazione: sono richieste forza strumentale e varietà timbrica. L’organaria ottocentesca aumenta non solo la struttura e la potenza della classica architettura sonora del timbro del Ripieno, ma si arricchisce di numerosi colori con i registri ad ancia, molti già presenti nell’organo di tipo barocco: Claroni, Oboi, Serpentoni, Arponi, Trombe militari, Violoncelli, Corni inglesi, Fagotti, Voci corali, Bombarde, Tromboni, Fisarmonica; con i registri ad anima: Flutte, Fluttoni, Corni, Ottavini, Flagioletti, Sesquialtera, Cornetti, Violini, Violoni, Timpani, Contrabassi; con i registri a percussione: Campanelli, Campane, Gran cassa, Piatti, Rollante, Tamburo, Bufera, e altri ancora.
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Cibernetica, Tecnologia, Simbolo di potenza Politica, Strumento che avvicina l’uomo a Dio.
Da quanto letto sopra ci rendiamo conto di quanti fini un singolo strumento musicale possa avere su interi Popoli. Forse, la prima imitazione della Natura, del suo divenire in suoni, di come l’uomo con la sua mente possa avere riscritto regole di cui conosceva solo la parte conclusica: il suono di uccelli, di armi in battaglia, di acqua in un ruscello, di passi in una radura; riprodotti con le singole canne di questo meraviglioso organo a canne.
Dapprima strumento per pochi ricchi ed oligarchi, dopo, accessibile in qualsiasi chiesetta pur in paesini sperduti e quasi deserti.
Musica per nobili, ma, utilizzata per controllare e ghermire i più poveri. Benzina per infiammare Popoli contro altri Popoli ; richiamare all’ “amor patrio” milioni di soldati e risvegliare l’amore per quella bandiera, anche, creata solo qualche anno prima.
Non so a Voi, ma, questa dualità Religione e Guerra mi ha sempre affascinato nella funzione fatta dell’organo a canne e ci deve far pensare a come la tecnologia, in genere, sia sempre interessata dal tipo di percorso che lo stesso uomo decide di far intraprendere alle sue creazioni.
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