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grotta dei cervi

Paleo-Astronautica EXTRATERRESTRI e GROTTA DEI CERVI – Puglia

grotta dei cervi

Porto Badisco,

piccolo centro nei pressi di Otranto. Si narra che la prima sponda adriatica toccata da Enea nella sua fuga da Troia, con approdo in Italia, sia stata proprio questa. Qui si trova la famosa Grotta dei Cervi che ben sei millenni fa, stando alle ricostruzioni archeologiche compiute con estrema accuratezza, accolse i primi abitanti della zona.

La grotta venne scoperta nel febbraio del 1970 da Severino Albertini, Enzo Evangelisti, Isidoro Mattioli, Remo Mazzotta e Daniele Rizzo, tutti membri del gruppo speleologico Pasquale De Laurentiis di Maglie. Dopo la scoperta della grotta, il professor Paolo Graziosi, il maggiore studioso italiano di arte preistorica, ha dato vita a una serie di campagne di ricerca, durate oltre dieci anni, i cui risultati sono stati pubblicati in un volume, Le pitture preistoriche della grotta di Porto Badisco.

Qui, egli definisce i dipinti rinvenuti come «il complesso d’arte pittorica parietale post-paleolitica più importante e qualitativamente più imponente che si conosca in Europa, in quanto tutte le sue manifestazioni si trovano racchiuse in una stessa grotta». All’interno della grotta sono presenti pitture di colore nero e rosso, raffiguranti scene di caccia, cervi e segni di difficile interpretazione. Il luogo non è aperto al pubblico perché la presenza umana potrebbe alterarne il microclima.

Tra i pittogrammi presenti ce n’è uno che raffigura un corpo celeste cruciforme con al centro una sorta di cabina di pilotaggio. Sempre nello stesso pittogramma sono raffigurati degli ominidi che, con le loro armi, distruggono i villaggi, rapendone gli abitanti.

Mistero nel mistero

grotta dei cervi
Un pittogramma

Può essere questa la vera ragione per la quale la Grotta dei Cervi è chiusa al pubblico?

Per nascondere alla gente una remota presenza aliena?

A sostegno di questo interrogativo c’è il racconto dello speleologo Mattioli, uno dei cinque scopritori della Grotta dei Cervi che, negli anni Settanta, durante una delle tante esplorazioni, spaventato nell’udire un fragore di sassi che rotolavano e un suono di tamburi, decise di allontanarsi dal luogo.

Dopo alcuni anni, Mattioli organizzò una nuova spedizione. Non solo tornò ad ascoltare i precedenti strani rumori, ma intravide a poca distanza da sé una figura di circa ottanta centimetri, dalle sembianze umane, con due occhi infuocati. Inutile dire che fu l’ultima volta che l’uomo si recò nella grotta.

Questa presenza ‘‘aliena”, non confermata, nella Grotta dei Cervi, spiegherebbe forse l’esistenza al suo interno di incisioni preistoriche che ritraggono figure nelle quali tanti hanno visto rappresentazioni di extraterrestri?

I pittogrammi raffigurano figure mistiche, figure umane, mani, animali. Vi è persino un pittogramma raffigurante un uomo con piedi palmati. E poi, vi è un ciclo raffigurante la caccia ai cervi, da cui il nome della grotta, precedentemente chiamata la grotta di Enea. Molti di essi sono stati eseguiti usando come “inchiostro” il guano dei pipistrelli.

Un cuoco … uno scienziato

Un focus sulla sua importanza

Ma cos’ha di speciale la Grotta dei Cervi? Al suo interno negli Anni ’70 sono stati scoperti alcuni pittogrammi che risalgono al neolitico, datati tra il 3.000 e il 4.000 a.C.

La scoperta, come spesso accade, fu casuale e fu fatta da cinque membri del Gruppo speleologico salentino “P. de Lorentiis” di Maglie, nei pressi di Lecce. Ad accompagnare i pochi adetti ai lavori all’interno della grotta è sempre Nini Ciccarese, Direttore scientifico del gruppo speleologico.

Si contano all’incirca 3mila pittogrammi che raffigurano uomini, animali, ma anche piccole impronte di mani e figure mistiche che potrebbero avere tra i 5.000 e gli 8.000 anni. Alcuni rappresentano scene di caccia di cervi, da cui deriva il nome della grotta. In precedenza era chiamata Grotta di Enea, poiché a Porto Badisco era stato individuato il luogo mitologico dello sbarco di Enea narrato nell’Eneide di Virgilio. Ma andiamo per ordine.

Ci sono tre corridoi per circa 2 km. Uno dei corridoio però ha un ingresso indipendente.

Il pittogramma di Dio che balla

Uno dei pittogrammi più noti della Grotta dei Cervi è il Dio che Balla, divenuto un po’ il simbolo del Salento, spesso raffigurato nelle tshirt in vendita nelle località turistiche. In realtà, sembra essere la raffigurazione di uno sciamano.

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