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I Lupi mannari in Puglia

I LUPI MANNARI E LA PUGLIA

La Puglia è terra di lupi mannari, come dimostrano le decine di storie ambientate in questo territorio tramandate nel corso dei secoli, aventi come protagonisti questi esseri metà uomini e metà bestie. Non solo. Pare che la licantropia abbia avuto origine proprio qui.

Licantropo deriva da Licaone, re dell’Arcadia, che sembra fosse molto prolifico. Aveva cinquanta figli, tra cui Peucezio, il quale, dopo essere giunto in Italia, diede il nome a quella parte del territorio pugliese da lui chiamato proprio Peucezia. Licaone, dopo aver sacrificato uno dei suoi figli a Zeus, venne trasformato in lupo, come punizione per l’atto terribile compiuto.

Stando alla leggenda a noi giunta, la perdita della sua originaria identità e la sua trasformazione in lupo mannaro avvennero in Puglia. Nel I secolo d.C. Plinio il Vecchio, nella sua Storia naturale, scrisse che tra il popolo romano era molto diffusa la credenza riguardante l’esistenza dei lupi mannari.

Fornì anche particolari interessanti sui poteri straordinari del lupo, come ad esempio la sua capacità di rendere muto l’uomo che per primo posava lo sguardo su di lui, e sul carattere magico della sua coda, in cui, a suo dire, si celava un efficace talismano amoroso. Nel Medioevo, poi, molti uomini considerati licantropi vennero accusati di stragi perpetrate ai danni di bambini e atti di cannibalismo. Per questa ragione tanti di loro vennero cacciati e brutalmente uccisi. Questo vero e proprio morbo del diavolo, così veniva considerata la licantropia nel passato, agiva profondamente nell’immaginario del popolo. Ad esempio si credeva che i venuti al mondo tra il 24 e il 25 dicembre divenissero portatori di una doppia natura, bestiale e umana al tempo stesso, perché solo Cristo poteva nascere “puro” nella notte di Natale.

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Erano i maschietti ad ammalarsi di licantropia. In questa notte, quindi, i padri dei neonati dovevano liberare dal male accorso il piccolo. Come? Ad esempio, a Lecce il genitore dello sfortunato bambino saliva sul tetto e urlava: «È natu nu’ stregone alla casa mia» (“È nato uno stregone in casa mia”), e così il vento avrebbe portato via ciò che era stato gridato. Dalla licantropia, inoltre, si poteva guarire. La maniera più indicata era quella di colpire alla fronte il lupo mannaro durante la crisi perché si riteneva che con il sangue infetto sarebbero venuti fuori anche gli spiriti maligni.

Agli inizi del XIX secolo gli psichiatri hanno riconosciuto che gli uomini lupo altro non sono che persone affette da disturbi mentali. L’alterazione mentale di cui sono vittime è oggi catalogata fra i disturbi deliranti di tipo somatico. Se avete, però, dei conti in sospeso con il vostro psichiatra e invece che alla teoria medica sui lupi mannari preferite dare maggiore peso ai racconti leggendari, cercate di procurarvi un proiettile di argento, oppure, un paletto di frassino.

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“Casi documentati di licantropia in Puglia ”

Immagine di una Miniatura del Medioevo sul Licantropo

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“Un lupo mannaro a Lecce?”

Nei primi giorni di settembre del 1946 a Lecce non si parla di altro. Il quotidiano La Provincia di Lecce del 15 Settembre del 1946 racconta di “scene di terrore” e di “grida strazianti”. E di una “belva feroce” che si aggirerebbe dalle parti di San Cesario di Lecce. Le cronache descrivono la vita di un lavoratore tranquillo, “affettuoso con la famiglia che, in alcuni periodi dell’anno, sotto l’influsso della luna, si è trasformato in un lupo feroce”. Grande paura tra la popolazione. Le descrizioni sono tante, in alcuni casi si somigliano, in altri casi sono contrastanti. Si parla di “braccia lunghissime, mani adunche, dita mostruose”, con “unghie robuste” lunghe oltre “dodici centimetri”. E ancora “sguardo terrificante” “voce profonda” e “ululati laceranti”. E oltre le spaventose descrizioni? Ci sono i Carabinieri di San Cesareo che per giorni e giorni vanno alla ricerca di questo essere con esito infruttuoso.

Il lupo mannaro di Bari

Il 4 Aprile del 1950 si racconta di un altro caso dalle parti di Bari. Ne parla un articolo de La Gazzetta del Mezzogiorno. I giornali, ovviamente, si gettano su queste storie che fanno sì paura, ma suscitano grande curiosità tra i lettori. Insomma, con un articolo che approfondisce una storia di Lupi mannari, con agganci di cronaca anche se un po’ forzati, è certo che i cittadini non si lasceranno scappare il racconto. L’articolo riferisce di un uomo che a mezzanotte avrebbe assunto le sembianze di un animale. Non è molto. E non c’è un finale degno di nota: le solite ricerche delle quali si è saputo poco o nulla.

A Rutigliano nel 1974

E’ il fatto più recente. In questo caso non si parla del coinvolgimento di persone: il lupo mannaro che si aggira tra le contrate di Ciaccia e Casiglio, nel territorio di Rutigliano, se la pende con gli animali, cani soprattutto, che sono stati trovati azzannati e in parte divorati. Anche in questo caso le ricerche non hanno portato a riscontri. Anche se qualcosa rimane: sono grandi orme notate dai contadini della zona. Sembra che nei giorni successivi alla scoperta delle grandi orme siano stati trovati altri cani sbranati. Si racconta di una grande paura tra la popolazione. A un certo punto viene organizzata una caccia alla bestia della quale non si conoscono le sembianze. Ma il giornale non racconta se l’essere sia stato trovato o meno.

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